1984 o 2025?
Il mondo allucinante descritto da Orwell è il funzionamento di uno Stato disumanizzato dove il popolo, assolutamente privo di autonomia e libertà, è osservato notte e giorno dal Grande Fratello. Il 1984 lo abbiamo scavallato, ma le sue tragiche delizie ci sono piombate in testa nel 2025
La caratteristica principale dei romanzi di fantascienza, come è noto, è quella di
creare un ipotetico mondo del futuro, con regole, leggi, valori, tecnologie, religioni e modelli
sociali diversi da quelli che conosciamo. I migliori romanzi di fantascienza, però, oltre al loro
valore letterario, hanno soprattutto una rigorosa logica interna: date le premesse, ne devono
derivare delle conseguenze razionalmente plausibili se non nesessarie. Come succede nei romanzi
di George Orwell.
Per “Grande Fratello” Orwell in “1984” intende il dittatore che domina l’Occidente,
un attento, arcigno educatore che, monitorando minuto per minuto il comportamento dei
cittadini, li trasforma in un popolo di persone assolutamente prive di autonomia e di libertà.
“Il Grande Fratello ti guarda” minacciano ovunque, nel futuro che Orwell ha immaginato nel
1984, grandi cartelloni con la foto del dittatore. E in ogni appartamento, senza che se ne possa
abbassare più di tanto il volume, un tele-schermo sempre acceso imbonisce gli spettatori con
trionfali dati economici, successi scientifici e bollettini di guerra, mentre gli elicotteri della
“psicopolizia” spiano casa per casa il comportamento di ogni cittadino in cerca di “psicoreati”.
Winston, il protagonista, è impiegato in un “Ministero della verità” dove ha il compito di
riscrivere in “neolingua” il passato in funzione delle nuove convinzioni e dei nuovi valori
dominanti. E tutto l’apparato dello Stato, un incubo di ministeri dell’amore, della pace,
dell’abbondanza, ma anche di leghe antisesso e di “bispensiero”, sembra operare soprattutto nello
sforzo di eliminare dalla memoria collettiva quello che, nella Storia, non risulta omogeneo alle
direttive del Partito, unica forza politica ammessa dal “Socing”, il socialismo inglese.
Il mondo allucinante descritto da Orwell è fin troppo evidentemente la descrizione di cosa
avrebbe potuto rappresentare l’applicazione all’Inghilterra di una forma-stato totalitaria, di
stampo sovietico: un universo di egualitarismo meccanicistico, di livellamento violento di ogni
spinta individuale e di ogni pulsione incontrollata, di rigide divisioni di classe, con enormi
privilegi per la nomenclatura.
Insieme alla descrizione minuziosa del funzionamento di uno Stato disumanizzato, Orwell
racconta un tentativo di ribellione, suscitato dalla nascita di un affetto dal quale, per il
protagonista, sembra rinascere la possibilità di una vita autentica e di un sentire genuino. La
contrapposizione tra la violenza di un mondo costruito sull’imposizione di comportamenti
conformi e l’irripetibile originalità di ogni sentimento è lo strumento che permette di capire
non solo cosa produce il totalitarismo, ma anche quello che ogni conformismo, anche se non
imposto con la forza, comporta.
Nell’utopia negativa di Orwell non c’è solo l’immagine orrenda di uno stato di
sopraffazione e di arbitrio. C’è il tentativo di rappresentare una condizione estrema, ma non
necessariamente imposta, di accettazione passiva di valori, e paradigmi diffusi. Quel teleschermo
sempre acceso, quella storia continuamente riscritta, quel bisogno di amare il dittatore sono
elementi simbolici di un modello di vita che Orwell ha profeticamente immaginato possibile per il
futuro. “L’ignoranza è forza”, recita lo slogan su cui si costruisce il dominio del Grande Fratello
orwelliano.
Un sinistro presagio di propensioni di cui stiamo facendo dolorosamente esperienza,
nostro malgrado, molti anni dopo la data prevista da Orwell e senza che ci sia stato bisogno di
un’invasione brutale delle orde asiatiche o interstiziale e levantina da Eurabia: con l’insediamento
dal 2025, nel cuore dell’Occidente, nel suo Stato guida più potente, dove nacque la moderna
democrazia, di una banda di invasati complottisti, analfabeti, antiglobalisti, no-vax,
tradizionalisti, suprematisti, potenziali autocrati-autarchici, cleptomani psicopatici.
Il QI medio della popolazione mondiale pare sia in picchiata da qualche decennio. Un
tempo era prerogativa esclusiva degli autocrati mentire spudoratamente e dire continue idiozie da
scemo del villaggio. La tragedia è che il Nerone-clown di turno se lo sceglie da solo il popolo.
Tommaso Basileo