80 anni di pace scambiata per “perpetua”
Gli Stati che ,con l'istituzione dell'ONU, avevano perduto la titolarità dello Jus ad bellum, dopo 80 anni di pace se lo stanno riprendendo nelle loro mano con grande protervia.
Anche i 44 anni di pacifica e radiosa Belle Epoque dal 1870 al 1914, furono scambiati
per l’auspicata “Pace perpetua” di Kant. Un periodo fantastico di sviluppo culturale,
sociale, scientifico, artistico, economico e commerciale.
La prima guerra mondiale colse di sorpresa perfino gli operatori finanziari più scaltri come
la N.M. Rothschild&Sons. Come coloro che abitano in corrispondenza di una linea di frattura
sismica, gli investitori erano consapevoli delle probabilità di un terremoto e sapevano che gli
effetti sarebbero stati spaventosi ma, nell’impossibilità di prevedere il momento in cui questo
sarebbe avvenuto, lo esclusero da ogni valutazione ordinaria dei rischi. Più ci si allontanava
dall’ultimo grande terremoto, meno si pensava a quello che si sarebbe verificato nel futuro. Se
questa interpretazione è corretta, allora la storiografia tradizionale sulle origini della guerra ha,
molto semplicemente, valutato l’evento considerandolo sfrontatamente a posteriori. Non fu una
“lunga strada verso la catastrofe”, ma piuttosto una rapida, distratta, rovinosa scivolata agli
inferi. Questa conclusione non va a sostegno della tesi che riconosce nella guerra la
conseguenza inevitabile delle rivalità ataviche tra grandi potenze, un cataclisma
preordinato. Ma concorda sicuramente con l’opinione di chi vede nella guerra un errore
politico evitabile.
Il 28 giugno 1914 un ragazzo bosniaco tubercolotico di nome Gavrilo Prncip portò a
termine, a soli 19 anni, uno degli attacchi terroristici più riusciti della storia. I proiettili che sparò
quel giorno recisero a morte la giugulare dell’arciduca Francesco Ferdinando, l’erede
asburgico al trono imperiale, e scatenarono una guerra che distrusse l’Impero austro-
ungarico e trasformò la Bosnia Erzegovina, sua ex colonia, in un nuovo Stato slavo del Sud.
Questo era, pressappoco, quanto Princip aveva sperato di ottenere, anche se non si sarebbe mai
aspettato un così grande successo. Il conflitto che si scatenò non rimase confinato ai Balcani. I
campi di battaglia furono giganteschi mattatoi che risucchiarono e macellarono giovani
uomini da ogni angolo del mondo, prendendosi 10 milioni di vite. Comparvero mezzi di
distruzione sempre più spaventosi, che fino ad allora erano stati materia letteraria della
fantascienza wellsiana: cariche di cavallerie a bordo di veicoli armati e corazzati, nubi letali di gas
velenosi, flotte invisibili di sottomarini. Le bombe piovevano dal cielo e i fondali dell’Atlantico si
riempirono delle carcasse delle navi. La guerra si trascinò per quattro anni e tre mesi. A memoria
d’uomo, nessun altro grande conflitto europeo era mai durato tanto. E oltre gli Asburgo, caddero
altre tre dinastie imperiali: quella dei Romanov, degli Hohenzollern e degli Ottomani.
Il pericolo delle linee di frattura geologiche è che, quando le placche tettoniche
collidono, diventano l’epicentro di terremoti. Negli anni precedenti al 1914 le placche geo-
politiche che portavano il nome di imperi si stavano muovendo proprio al di sotto di Sarajevo.
E’ SOTTO KIEV CHE SI STANNO MUOVENDO LE PLACCHE GEO-POLITICHE
DAL 2022 ?
La prima guerra mondiale cambiò ogni cosa. Nell’estate del 1914, la mobilità delle
merci, dei capitali e della forza lavoro aveva raggiunto livelli paragonabili a quelli di oggi; le rotte
marine e le linee telegrafiche non erano mai state così trafficate, i capitali e gli emigranti
andavano ad Ovest e le materie prime e i manufatti ad Est. Con la guerra, la mondializzazione si
inabissò, nel senso letterale del termine. In seguito, i piani presero il posto dei mercati, l’autarchia
e il protezionismo quello del libero scambio.
I libri sulla prima guerra mondiale dispensano cause in abbondanza. Alcuni pongono
l’accento sui problemi di politica interna, altri sull’instabilità degli equilibri internazionali, ma
tutti concordano sul fatto che il conflitto avesse radici profonde. La questione, piuttosto, è capire
fino a che punto gli storici abbiano elaborato i tanti resoconti sull’aggravarsi della crisi non tanto
per catturare un’immagine reale del mondo del 1914, quanto per offrire una spiegazione sulle
origini della guerra commisurata alla vastità di quello che sarebbe accaduto nei quattro anni
successivi.
Questa riflessione dimostra quanto la storia venga distorta con il discutibile “senno di
poi”. La verità è che la prima guerra mondiale fu uno shock e non una crisi che si andava
annunciando da tempo. Gli uomini decisero di essere stati in grado di anticiparla soltanto quando
l’ebbero considerata in retrospettiva. E le conseguenze della guerra sconvolsero il mondo intero
proprio per questa ragione. E’ l’imprevisto a provocare maggiore turbamento.
Oggi, come nel 1914, abbiamo alle spalle, addirittura, 80 anni di pace, di sviluppo, di
integrazione, di fertile interdipendenza dopo una Seconda Guerra mondiale
prevedibilissima e più rovinosa della prima. In questo nostro tempo, la popolazione mondiale è
più che raddoppiata. Vaste aree del “terzo mondo” sono crescite irresistibilmente sollevando dalla
miseria, dalla fame, dalla morte precoce, urbanizzando e scolarizzando quasi tre miliardi di
persone.
ANCHE NOI Europei avevamo cominciato a considerare o sperare questa lunga pace
come un anticipo dell’auspicata “Pace perpetua” di Emmanuel Kant.
Ma nel 2022 è scattata l’aggressione illegale russa all’Ucraina, nel cuore dell’Europa. E nel
2025 il ritorno di Trump alla Casa Bianca ci ha annunciato la volontà di annettersi Canada,
Groenlandia e Panama nonché la chiusura dell’antico ombrello protettivo USA verso di noi. Gli
USA, del resto, da due decenni ci ripete che, dopo la perdita della supremazia del $ che le
consentiva di stampare moneta, pagarsi ogni intervento militare esportando inflazione, non può
più permettersi di fare il gendarme globale. Da qui in poi dovremo, quindi, ragionevolmente,
cavarcela da soli.
Questi nuovi venti di guerra, di instabilità, di minacce imperiali espansionistiche, ci
rivelano che l’umanità procede ancora a quattro zampe e che non siamo ancora usciti dal grembo
dell’era barbarica della nostra storia. Sembra che l’ONU conti ogni giorno sempre di meno.
Sembra che gli Stati che avevano perduto la titolarità dello jus ad bellum, se lo stiano riprendendo
in mano con grande protervia. Una follia! LE GUERRE TOTALI, SEMPLICEMENTE, NON SI
POSSONO PIU’ FARE CON LA PRESENZA DELLE BOMBE ATOMICHE.
LE GUERRE, PERO’, ANCHE QUELLE LOCALI, CONVENZIONALI, PARZIALI,
NON SONO UNA CONSEGUENZA INEVITABILE delle rivalità ataviche tra potenze, non sono
un cataclisma preordinato. La Politica può e deve evitare questi eventi attrezzandosi,
contestualmente, a consolidare un adeguato deterrente militare che demotivi l’aggressività
espansionistica e, dall’altro, ad implementare una realistica, efficace e testarda strategia
diplomatica. Tertium non datur.
Tommaso Basileo