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Se l’antipolitica e i populismi fossero figli della Politica che non decide?

L'ordine mondiale voluto dalla tecnica e imposto dall'economia, svuota il potere politico e alimenta il populismo più tossico.

Il futuro di ogni comunità continua ad essere una tela bianca. Un foglio ancora non scritto. E
se, come diceva Albert Camus, creare è dare una forma al proprio destino, allora la politica
non può che essere arte assoluta. E ogni decisione politica è in primo luogo un gesto artistico:
ciò che il mondo diventerà, non ciò che il mondo è. Prima di ogni altra cosa c’è una scintilla di
genio che riscrive ogni volta il nostro futuro.
Se la politica non saprà recuperare il suo ruolo naturale DI DECIDERE e risolvere
problemi è destinata a soccombere a poteri altri: la tecnica, la burocrazia, il mercato, la
consuetudine, la pigrizia. E’ meglio prendere decisioni imperfette, in certi momenti, che essere
alla continua ricerca di decisioni perfette che non si troveranno mai. E’ questa mancanza di
coraggio che porta a una graduale ma inesorabile depoliticizzazione? Uno svuotamento di
potere che conduce all’impossibilità, e all’incapacità, di prendere decisioni?
E questa sarebbe una vera tragedia: “I burocrati”, spiegò Erich Fromm, “temono la responsabilità
personale e cercano riparo dietro le loro regole; la loro sicurezza e il loro orgoglio risiedono nella
lealtà solo verso le regole”. Ma se la regola domina su tutto, non esiste più né creatività né
decisione tranne che per la “regola aurea” di dire solo e sempre LA VERITA’. Tutto diventa
l’incarnazione perfetta della “gabbia d’acciaio” di weberiana memoria che, impedendo
l’introduzione di qualsiasi fattore razionale, sentimentale e individuale, porta inevitabilmente alla
spersonalizzazione della società. Se alle domande della società non arriveranno risposte concrete
e veritiere (non proclami ideologici), arriverà di volta in volta l’esperto di turno, versione
contemporanea dell’oracolo, capace di divinare il futuro e di articolare verdetti sul presente.
L’ordine mondiale voluto dalla tecnica, imposto dall’economia, viene solo “osservato” dalla
politica senza che possa intervenire in alcun modo? Questo succede quando non vuole più
intervenire in alcun modo. Perché la decisione è un rischio insito nel coraggio di essere liberi. La
politica ormai odia le riforme e l’innovazione, preferisce la tranquillità di una gabbia dorata fatta
di regole e consuetudini. Se proprio bisogna rischiare di decidere meglio dare lo scettro al popolo.
Alla politica è successo quello che Erich Fromm aveva previsto per filo e per segno: “L’uomo
crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché la libertà lo obbliga a prendere
decisioni, e le decisioni comportano rischi”. E’ anche per questo che la politica irresponsabile
cerca di nascondersi dietro i “vincoli esterni” o i “piloti automatici”.
Anche Norberto Bobbio lo aveva previsto: “La depoliticizzazione sembra connessa, da un lato,
allo sviluppo della società tecnocratica, dall’altro, all’ingigantirsi nella società delle grandi
organizzazioni e degli apparati burocratici. Una delle caratteristiche dell’ideologia tecnocratica è
di far credere che le grandi decisioni siano di natura solo tecnica e non politica. Allora bastano i
competenti specifici. La conseguenza di tutto ciò è la depoliticizzazione”.
In Italia è almeno venticinque anni che la Politica arretra cercando di appaltare il lavoro
“sporco” ad altri soggetti: ai comitati, ai tecnici, ai funzionari pubblici. A cos’altro mirava la
Legge Bassanini del 1997 sull’organizzazione e il funzionamento dell’amministrazione pubblica?
Fu con quella Legge che si stabilì che la responsabilità giuridica degli atti amministrativi sarebbe
passata dai politici ai funzionari, dai rappresentanti del popolo ai rappresentanti della burocrazia.
E’ così che la mediocrità arriva, con un colpo di Stato dal basso, al potere isolandolo da ogni
possibile contrasto al conformismo. E’ così che l’azione politica viene ridotta a mera gestione, il
politico diventa un passacarte che recita una parte cui non è preparato, circondato da consulenti,
che ha abdicato alla responsabilità di incidere con scelte realistiche (non importa quanto radicali)
non demagogiche sul concreto bene comune. Nessun incendio del Reichstag, nessuna marcia su
Roma e anche dall’incrociatore Aurora non è stato sparato un solo colpo di cannone. Eppure di
fatto l’assalto è avvenuto, ed è stato coronato dal successo: i mediocri/incompetenti hanno preso il
potere e si sono insediati nella stanza dei bottoni.
L’avvento della più recente politica della “propaganda perpetua” che continua a mestare nel
mortaio il rabbioso elenco dei problemi percepiti, dei bisogni e delle paure senza avere uno
straccio di soluzione razionale, ci arriva, tra capo e collo, dopo aver bombardato ogni sporadico
sprazzo di creatività, coerenza e coraggio si sia manifestato nel Paese.
Cosa sarà l’Italia tra dieci anni, venti, cinquanta? Questa è la domanda a cui bisognerebbe
cercare di rispondere ogni giorno, faticosamente. Non affrontare questa impresa equivale ad
uccidere la politica, ridurla a mera amministrazione, nel migliore dei casi e nel peggiore
ridurla a un terrificante veicolo di idee tossiche per la coesione civile, morale e per la tenuta
stessa del benessere materiale raggiunto.

Tommaso Basileo

®TommasoBasileo - 2024

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